Il tuo benessere parte dall’alimentazione
Test 120 Alimenti
Se il tuo organismo manifesta uno o più sintomi riconducibili ai disturbi alimentari (come alitosi, cefalee, disturbi intestinali, stipsi o diarrea, meteorismo, depressione, irritabilità, sonnolenza post-prandiale, prurito, dolori articolari) significa che non stai mangiando bene.
Per verificare un’eventuale presenza di intolleranze alimentari puoi ricorrere al Test 120 Alimenti, un esame riconosciuto dalla comunità scientifica che misura in modo oggettivo e attendibile gli anticorpi IgG (intolleranze) e IgE specifiche (allergie) prodotti dal sistema immunitario contro gli alimenti che non sono tollerati.
Ricorda che una corretta alimentazione non solo rafforza il sistema immunitario e ritarda l’invecchiamento, ma previene disturbi patologici cronici come diabete, ipertensione e obesità.
120 alimenti, 1 solo test che si esegue con un semplice prelievo di sangue.
Laboratorio Analisi Catania Etnalab - Centro Analisi Cliniche
Direttore Sanitario:
Dott.sa Graziana Tornabene
Sedi:
Piazza Roma, 16, 95125 Catania CT
Telefono: 095 446 955
WhatsApp: 342 195 1800
Orario apertura
Lunedì - Venerdì: 06:30-13:00
Mercoledì: 06:30-13:00, 16:00-18:30
Sabato: 07:30-12:30
Alimenti
CARNI: agnello, coniglio, maiale, manzo, mix caccia (fagiano, quaglia, cinghiale), pollo, tacchino
FRUTTA: albicocca, arancia, ciliegia, kiwi, limone, mela, melone, mix agrumi (cedro, mandarino, pompelmo, mapo), mix frutti di bosco (fragole, ribes, lamponi, mirtilli, mora), mix frutti tropicali (ananas, mango, avocado, papaya), pera, pesca, prugna, uva bianca
CEREALI: amaranto, farro, grano tenero, grano saraceno, mais, orzo, segale, sesamo, tapioca
FRUTTA SECCA: anacardo, arachidi, mandorla, noce
ORTAGGI: asparago, carota, cicoria, cipolla, finocchio, funghi porcini, lattuga, melanzana, mix cavoli (broccoli, cavoletti di bruxelles, cavolo nero, cavolfiore, cavolo cappuccio, verza), oliva, patata, peperoni, pomodoro, quinoa, sedano, spinaci, zucchina
ALTRO: cacao, caffè, seme di girasole, lievito chimico, lievito di birra, miele, mix zuccheri (fruttosio, zucchero di canna, succo d’acero, malto d’orzo), thè, uovo, zucchero bianco
LEGUMI: ceci, fagiolo, lenticchie, piselli, soia
LATTE E LATTICINI: latte di capra, latte di mucca, latte di pecora
PESCHI E MOLLUSCHI: merluzzo, mix cefalopodi, mix crostacei (gamberi, canocchie, scampi, aragosta), mix molluschi (vongole, vongole veraci, cozze, capasanta, ostriche, cannolicchi), salmone, sogliola, tonno, trota.
SPEZIE E AROMI: mix aromi (origano, basilico, salvia,
rosmarino), mix spezie (pepe, chiodi di garofano, noce moscata, cannella)
Allergie e IgE
Molte allergie sono mediate dalle immunoglobuline della classe IgE, un particolare isotipo di anticorpi coinvolto nei meccanismi di risposta allergica; sono prodotte da cellule specializzate, un sottotipo di linfociti B che prende il nome di plasmacellule.
Nel contesto di un individuo sano le IgE giocano un ruolo cardine nella difesa dai parassiti, ma in un individuo allergico il loro valore aumenta nonostante l’allergene non sia patologico.
Quella conosciuta come allergia è un insieme di meccanismi che nel complesso prende il nome di “reazione da ipersensibilità di tipo I” che può presentare diverse manifestazioni: rinite allergica, sinusite, reazione avversa al cibo, reazione avversa a punture di insetto, reazione avversa ad animali, orticaria cronica, dermatite atopica.
Nel caso di sospetta allergia è bene quantificare con un prelievo venoso sia le IgE totali sia le IgE specifiche per il presunto allergene. Fondamentale è non aver assunto nei 10 giorni precedenti cortisone, antibiotici o antistaminici.
Si possono valutare anche allergie a: acari, alimenti, alberi, epiteli, erbe, farmaci, graminacee, muffe e lieviti, polveri della casa, veleni, parassiti ed anche metalli.
Un valore elevate di IgE conferma l’avvenuto contatto con l’allergene nonché la situazione allergica.
Come faccio a sapere se sono Celiaco?
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine contenuto in alcuni cereali come segale, frumento, orzo, farro e molti altri. Non è una malattia ma una condizione determinata da due fattori: predisposizione genetica e assunzione di alimenti contenenti glutine.
La prolamina è una delle frazioni del glutine ed è la principale responsabile dell’effetto tossico nei celiaci, in particolare la prolamina del frumento è la gliadina.
La celiachia interferisce con l’assorbimento dei nutrienti e, se non diagnosticata in tempo, può portare alla distruzione dei villi intestinali. Presenta una sintomatologia varia a carico di diversi apparati; spesso i sintomi sono lievi e ci si può convivere per anni senza rendersi conto della condizione clinica.
I sintomi più frequenti sono: anemia, cefalee, gonfiore addominale, malessere intestinale, ma anche aumento delle transaminasi e afte orali.
Per avere una diagnosi certa di celiachia è necessario sottoporsi a un semplice prelievo ed eseguire delle analisi sierologiche a dieta libera (cioè comprendente l’assunzione di glutine)
Nello specifico si ricercano gli anticorpi IgA e IgG antigliadina, IgA e IgG anti-transglutaminasi (anti-tTg) e anti-endomisio, oltre alle IgA totali.
Poiché non esiste una terapia se sei celiaco dovrai seguire un’alimentazione priva di glutine e ridurre il rischio di contaminazione da glutine in contesti sociali. All’inizio potrebbe essere faticoso, ma col passare del tempo i benefici renderanno tutto più semplice.
Intolleranza al lattosio
L’incapacità dell’organismo di digerire lo zucchero contenuto nel latte (lattosio) e nei suoi derivati è dovuta a una carenza dell’enzima lattasi.
Il lattosio infatti è un disaccaride, composto da galattosio e glucosio, e viene digerito a livello intestinale dal suddetto enzima. Se l’enzima lattasi è insufficiente o carente, il lattosio non può essere separato.
Non è una patologia grave ma se non diagnosticata può causare disturbi fastidiosi quali: diarrea, stitichezza, dolori addominali, gonfiore.
L’intolleranza al lattosio può essere di origine congenita, il paziente non ha l’enzima lattasi e il disturbo si manifesta sin dal primo svezzamento, oppure può essere un’intolleranza primaria al lattosio, cioè una normale diminuzione dell’enzima dovuta a una mutazione del DNA dell’individuo.
L’esame diagnostico più diffuso per accertare l’intolleranza al lattosio è il test del respiro o Breath test, un esame non invasivo che consiste nell’analisi dell’aria espirata dal paziente prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. Quando lo zucchero del latte non viene digerito inizia a fermentare e a scatenare un’iperproduzione di idrogeno: se il test rivela che nell’aria espirata è presente un livello eccessivo di questo gas, significa che è presente l’intolleranza.
Prima di eseguire il test è opportuno prepararsi adeguatamente:
- evitare l’assunzione di antibiotici nei 15 giorni precedenti;
- non assumere fermenti lattici nei 7 giorni precedenti;
- il giorno prima del test evitare carboidrati complessi e fibre, alcolici e bevande gassate, caramelle e condimenti, a eccezione di poco olio, fare una colazione leggera solo con thè, a pranzo riso bollito oppure carne/pesce ai ferri, a merenda thè, a cena stesso menu del pranzo;
- il giorno del test a digiuno da almeno 8 ore evitando anche di bere, fumare e lavare i denti.
Un test genetico con estrazione di DNA, invece, può accertare l’eventuale origine o predisposizione genetica (sia omozigote che eterozigote) del disturbo e viene eseguito con un prelievo.
L’intolleranza al lattosio si tratta principalmente eliminando dalla dieta tutti le fonti di lattosio, in alcuni casi solo temporaneamente: questo non significa che si debba rinunciare a tutti i derivati del latte. I formaggi stagionati (come grana, parmigiano, provolone e pecorino), infatti, generalmente non danno problemi, a meno che l’intolleranza non sia particolarmente grave, poiché il processo di stagionatura dei formaggi riduce notevolmente la presenza di lattosio ma non lo elimina. Bisogna invece evitare assolutamente il latte vaccino, di capra e altri animali, i formaggi freschi (come mozzarella, certosa e formaggi a pasta molle) e tutti i prodotti a base di latte (gelati, burro, creme, pane, prodotti da forno, cioccolato al latte).
In alternativa si possono consumare latti delattosati (ossia privi di lattosio) e prodotti caseari arricchiti da Lactobacillus acidophilus, un batterio che digerisce il lattosio.
Attenzione perché il lattosio è spesso usato come additivo e può essere presente anche in insaccati, affettati, purè, sughi, dado da brodo e alimenti in scatola, nonché in alcuni medicinali.
CARNI: agnello, coniglio, maiale, manzo, mix caccia (fagiano, quaglia, cinghiale), pollo, tacchino
FRUTTA: albicocca, arancia, ciliegia, kiwi, limone, mela, melone, mix agrumi (cedro, mandarino, pompelmo, mapo), mix frutti di bosco (fragole, ribes, lamponi, mirtilli, mora), mix frutti tropicali (ananas, mango, avocado, papaya), pera, pesca, prugna, uva bianca
CEREALI: amaranto, farro, grano tenero, grano saraceno, mais, orzo, segale, sesamo, tapioca
FRUTTA SECCA: anacardo, arachidi, mandorla, noce
ORTAGGI: asparago, carota, cicoria, cipolla, finocchio, funghi porcini, lattuga, melanzana, mix cavoli (broccoli, cavoletti di bruxelles, cavolo nero, cavolfiore, cavolo cappuccio, verza), oliva, patata, peperoni, pomodoro, quinoa, sedano, spinaci, zucchina
ALTRO: cacao, caffè, seme di girasole, lievito chimico, lievito di birra, miele, mix zuccheri (fruttosio, zucchero di canna, succo d’acero, malto d’orzo), thè, uovo, zucchero bianco
LEGUMI: ceci, fagiolo, lenticchie, piselli, soia
LATTE E LATTICINI: latte di capra, latte di mucca, latte di pecora
PESCHI E MOLLUSCHI: merluzzo, mix cefalopodi, mix crostacei (gamberi, canocchie, scampi, aragosta), mix molluschi (vongole, vongole veraci, cozze, capasanta, ostriche, cannolicchi), salmone, sogliola, tonno, trota
SPEZIE E AROMI: mix aromi (origano, basilico, salvia, rosmarino), mix spezie (pepe, chiodi di garofano, noce moscata, cannella)
Molte allergie sono mediate dalle immunoglobuline della classe IgE, un particolare isotipo di anticorpi coinvolto nei meccanismi di risposta allergica; sono prodotte da cellule specializzate, un sottotipo di linfociti B che prende il nome di plasmacellule.
Nel contesto di un individuo sano le IgE giocano un ruolo cardine nella difesa dai parassiti, ma in un individuo allergico il loro valore aumenta nonostante l’allergene non sia patologico.
Quella conosciuta come allergia è un insieme di meccanismi che nel complesso prende il nome di “reazione da ipersensibilità di tipo I” che può presentare diverse manifestazioni: rinite allergica, sinusite, reazione avversa al cibo, reazione avversa a punture di insetto, reazione avversa ad animali, orticaria cronica, dermatite atopica.
Nel caso di sospetta allergia è bene quantificare con un prelievo venoso sia le IgE totali sia le IgE specifiche per il presunto allergene. Fondamentale è non aver assunto nei 10 giorni precedenti cortisone, antibiotici o antistaminici.
Si possono valutare anche allergie a: acari, alimenti, alberi, epiteli, erbe, farmaci, graminacee, muffe e lieviti, polveri della casa, veleni, parassiti ed anche metalli.
Un valore elevate di IgE conferma l’avvenuto contatto con l’allergene nonché la situazione allergica.
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine contenuto in alcuni cereali come segale, frumento, orzo, farro e molti altri. Non è una malattia ma una condizione determinata da due fattori: predisposizione genetica e assunzione di alimenti contenenti glutine.
La prolamina è una delle frazioni del glutine ed è la principale responsabile dell’effetto tossico nei celiaci, in particolare la prolamina del frumento è la gliadina.
La celiachia interferisce con l’assorbimento dei nutrienti e, se non diagnosticata in tempo, può portare alla distruzione dei villi intestinali. Presenta una sintomatologia varia a carico di diversi apparati; spesso i sintomi sono lievi e ci si può convivere per anni senza rendersi conto della condizione clinica.
I sintomi più frequenti sono: anemia, cefalee, gonfiore addominale, malessere intestinale, ma anche aumento delle transaminasi e afte orali.
Per avere una diagnosi certa di celiachia è necessario sottoporsi a un semplice prelievo ed eseguire delle analisi sierologiche a dieta libera (cioè comprendente l’assunzione di glutine)
Nello specifico si ricercano gli anticorpi IgA e IgG antigliadina, IgA e IgG anti-transglutaminasi (anti-tTg) e anti-endomisio, oltre alle IgA totali.
Poiché non esiste una terapia se sei celiaco dovrai seguire un’alimentazione priva di glutine e ridurre il rischio di contaminazione da glutine in contesti sociali. All’inizio potrebbe essere faticoso, ma col passare del tempo i benefici renderanno tutto più semplice.
L’incapacità dell’organismo di digerire lo zucchero contenuto nel latte (lattosio) e nei suoi derivati è dovuta a una carenza dell’enzima lattasi.
Il lattosio infatti è un disaccaride, composto da galattosio e glucosio, e viene digerito a livello intestinale dal suddetto enzima. Se l’enzima lattasi è insufficiente o carente, il lattosio non può essere separato.
Non è una patologia grave ma se non diagnosticata può causare disturbi fastidiosi quali: diarrea, stitichezza, dolori addominali, gonfiore.
L’intolleranza al lattosio può essere di origine congenita, il paziente non ha l’enzima lattasi e il disturbo si manifesta sin dal primo svezzamento, oppure può essere un’intolleranza primaria al lattosio, cioè una normale diminuzione dell’enzima dovuta a una mutazione del DNA dell’individuo.
L’esame diagnostico più diffuso per accertare l’intolleranza al lattosio è il test del respiro o Breath test, un esame non invasivo che consiste nell’analisi dell’aria espirata dal paziente prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. Quando lo zucchero del latte non viene digerito inizia a fermentare e a scatenare un’iperproduzione di idrogeno: se il test rivela che nell’aria espirata è presente un livello eccessivo di questo gas, significa che è presente l’intolleranza.
Prima di eseguire il test è opportuno prepararsi adeguatamente:
- evitare l’assunzione di antibiotici nei 15 giorni precedenti;
- non assumere fermenti lattici nei 7 giorni precedenti;
- il giorno prima del test evitare carboidrati complessi e fibre, alcolici e bevande gassate, caramelle e condimenti, a eccezione di poco olio, fare una colazione leggera solo con thè, a pranzo riso bollito oppure carne/pesce ai ferri, a merenda thè, a cena stesso menu del pranzo;
- il giorno del test a digiuno da almeno 8 ore evitando anche di bere, fumare e lavare i denti.
Un test genetico con estrazione di DNA, invece, può accertare l’eventuale origine o predisposizione genetica (sia omozigote che eterozigote) del disturbo e viene eseguito con un prelievo.
L’intolleranza al lattosio si tratta principalmente eliminando dalla dieta tutti le fonti di lattosio, in alcuni casi solo temporaneamente: questo non significa che si debba rinunciare a tutti i derivati del latte. I formaggi stagionati (come grana, parmigiano, provolone e pecorino), infatti, generalmente non danno problemi, a meno che l’intolleranza non sia particolarmente grave, poiché il processo di stagionatura dei formaggi riduce notevolmente la presenza di lattosio ma non lo elimina. Bisogna invece evitare assolutamente il latte vaccino, di capra e altri animali, i formaggi freschi (come mozzarella, certosa e formaggi a pasta molle) e tutti i prodotti a base di latte (gelati, burro, creme, pane, prodotti da forno, cioccolato al latte).
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